Chiara, grazie per il tempo che hai deciso di dedicare a Walk on Rights attraverso
quest’intervista.
Nel tuo lavoro quanto è importante sentire di poterti esprimere
liberamente?
Direi che è fondamentale. Sia le singole foto che i progetti fotografici sono frutto di un
bisogno espressivo, veicolano un messaggio, raccontano una storia. La fotografia è un
linguaggio molto potente e quando fotografo posso esprimere ciò che sono, ciò che amo,
ciò che penso. Così come ciò che non condivido. Non potrei riuscire nel mio intento se non
avessi libertà d’espressione. E attraverso i miei laboratori di Fotografia terapeutica lavoro
affinché ragazzi ed adulti – non fotografi di professione – imparino ad esprimersi a 360°,
guardandosi dentro e guardandosi attorno.
Hai mai sperimentato personalmente una limitazione nella tua libertà di espressione
oppure una vera e propria forma di censura?
No, per mia fortuna no. Ma il mio pensiero vola subito al poeta palestinese Ashraf
Fayadh, condannato a morte per le sue poesie “blasfeme” che, grazie anche alle pressioni
internazionali, scamperà alla morte. Dovrà però scontare 8 anni di prigione e subire 800
frustate (notizia del 2 Febbraio). Ecco, storie come questa ricordano a tutti noi che c’è
ancora tanto da lavorare affinché in tutto il mondo vengano applicati i diritti umani,
compreso il diritto alla libertà d’espressione.
In generale, come consideri lo “stato di salute” della libertà di Espressione in Italia?
La censura fascista è solo un brutto ricordo, e nel complesso credo sia buona. Ma il fatto
che negli anni passati sia stato tutt’altro che semplice fare satira e che nel 2015 l’Italia
abbia occupato il 73°posto nella classifica della libertà di stampa dovrebbe farci riflettere.
O, guardando alla cronaca di poche settimane fa, come non rimanere attoniti di fronte alla
scelta di coprire le nudità di alcune statue per non urtare la sensibilità del presidente
dell’Iran? Dovremmo essere fieri delle nostre opere d’arte, non auto-censurarle.
Secondo te qual è la relazione tra arte e libertà di espressione? È possibile fare arte in un
contesto in cui non è garantita la libertà di espressione?
Io le trovo strettamente connesse, se non addirittura sovrapponibili, anche se è inutile
negare che nella storia l’arte sia anche stata usata – dai poteri totalitari e non – per
veicolare messaggi politici o che sia stata censurata, violata, oppressa laddove andava
contro il potere vigente.
Ma secondo me il vero Artista riesce sempre a trovare il modo di dar voce al suo
“strumento”; penna, obiettivo, tela o qualunque altro esso sia. La vera vittoria sarà quando
questo accadrà ovunque, senza la paura di subire ritorsioni.
Vuoi aggiungere ancora qualcosa?
Spero di poter trovare tra le opere degli artisti in gara per il concorso EspressivaMente,
quanti più modi possibili d’interpretare la libertà d’espressione. La diversità è ricchezza.
Grazie mille, Chiara.
http://chiarascattina.weebly.com/
http://chiarascattina-psicologa.weebly.com/
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